Psicoterapia

 

La psicoterapia è finalizzata ad affrontare la sofferenza psichica.

I modi in cui si manifesta la sofferenza psichica, ossia i sintomi che compaiono e che la psicoterapia affronta, sono moltissimi e diversi ma tendono ad organizzarsi sotto forma di disturbi psicologici.

La persona incontra uno psicoterapeuta con l’obiettivo di risolvere i propri problemi relativi alla sfera del comportamento, delle emozioni, del proprio modo di pensare.

 

La psicoterapia interpersonale

 

La psicoterapia interpersonale basa le sue teorie sul concetto che la personalità di un individuo non possa mai essere separata dal contesto delle relazioni umane nel quale vive.

Secondo H.S.Sullivan Lo sviluppo della personalità dipende dal tipo di esperienze relazionali che l’individuo fa non solo nelle fasi precoci del suo sviluppo, ma nell’arco dell’intera esistenza.

Ciò significa che la personalità nel suo complesso non si determina necessariamente nei primi anni di vita, ma può cambiare in relazione alle nuove esperienze relazionali che l’individuo fa.

La personalità non solo si struttura a partire dai rapporti interpersonali, ma si esprime attraverso essi.

Per capire a fondo l’eziologia del disturbo, è necessario che questi venga valutato nell’ambito del contesto sociale in cui vive: ogni comportamento patologico acquista il suo significato soltanto tenendo conto dell’ambiente in cui si sviluppa.

Quindi anche il trattamento deve fondarsi sul rapporto interpersonale paziente-terapeuta.

Il terapeuta non deve assumere un atteggiamento distaccato e neutrale ma deve instaurare col paziente un dialogo in cui le ipotesi via via avanzate vengano successivamente riprese per verificarne la coerenza rispetto agli eventi successivi, ai nuovi elementi che si presentano nel corso della terapia.

In questo processo, definito da Sullivan, di “convalida consensuale”, i contenuti del paziente e le idee del terapeuta sono sottoposti continuamente a un rigoroso e dettagliato vaglio critico.

Il terapeuta deve adottare un atteggiamento di «osservazione tranquilla», cercando di capire veramente il problema del paziente, partendo dal presupposto che egli stesso ha qualcosa da imparare da lui.

Il terapeuta deve essere un osservatore partecipante e non giudicante, ne tanto meno freddo e distaccato. Nel colloquio deve prodursi una comunicazione emotiva definita da Sullivan «emozione reciproca».

Inoltre, affinché un colloquio, riesca perfettamente, è necessario che il paziente capisca da subito che sta per apprendere qualcosa che gli può essere utile a vivere meglio.